Guida al Pap-test
Il carcinoma del collo dell’utero rappresenta oggi il secondo tumore maligno nella donna dopo quello mammario.
Tuttavia negli ultimi 40 anni l’incidenza dei tumori dell’utero è passata da 14 a 10 casi su 100.000 donne con una riduzione del tasso di mortalità del 75%. Gran parte del merito di questa riduzione si deve ai programmi di screening posti in essere nei Paesi Occidentali e all’utilizzo di una metodica assai importante quale il Pap-test.
Esso fu ideato oltre 60 anni fa da Georgos Papanicolau e rappresenta tutt’oggi uno dei tests di screening meno invasivo e a basso costo utilizzato nella diagnostica medica. Scopo di questo breve articolo è quello di sensibilizzare le donne e soprattutto le giovani utilizzatrici della consulenza on-line ad eseguire il Pap-test, spiegando in che cosa consiste e offrendo una breve guida all’interpretazione.
Che cos’è il Pap-test?
Il Pap-test consiste nel prelievo di alcune cellule a livello del collo dell’utero. In occasione della visita ginecologica, dopo l’applicazione dello speculum, il prelievo viene eseguito mediante una spatolina (spatola di Ayre) che delicatamente asporta delle cellule dal collo dell’utero. Il prelievo deve essere sia esocervicale (mediante la spatola di Ayre), sia endocervicale attraverso una differente spatolina (citobrush). I due prelievi vengono strisciati su due vetrini separati o su un unico vetrino in due segmenti diversi e fissati con apposito spray. La colorazione e la lettura del vetrino sarà competenza di un laboratorio analisi.
E’ un esame quindi rapido, indolore ma estremamente importante per diagnosticare eventuali processi infiammatori e/o infettivi, patologie displastiche o neoplastiche.
E’ preferibile eseguire il Pap-test in fase pre-ovulatoria (prima metà del ciclo), in assenza di sanguinamenti.
Le classificazioni
Inizialmente Papanicolau individuo’ 5 classi:
- Classe I : reperto di normalità (assenza di cellule anormali o atipiche)
- Classe II : reperto infiammatorio (cellule anormali ma non maligne)
- Classe III: reperto sospetto (cellule atipiche)
- Classe IV: reperto positivo (cellule fortemente sospette di malignità)
- Classe V : reperto positivo (cellule maligne)
Successivamente nel 1968 Richart propose per la classe III di Papanicolau la classificazione in CIN (neoplasia cervicale intraepiteliale):
- CIN 1: displasia lieve
- CIN 2: displasia moderata
- CIN 3: displasia severa
Lo stesso Richart nel 1989 identifico’ un CIN a basso grado (displasia lieve – CIN 1) e un CIN di alto grado (displasia media e grave – CIN 2-CIN 3).
Come si puo’ vedere vi e’ una evoluzione nel processo di trasformazione delle cellule da benigne a maligne. La classe III di Papanicolau ovvero le classi CIN 1-2-3 (displasia lieve, moderata, grave) individuano un processo evolutivo da benigno a progressivamente piu’ sospetto (le displasie). Le forme displastiche non trattate o monitorizzate evolvono verso un processo di malignità progressivo (carcinoma in situ e poi invasivo – classi IV e V di Papanicolau).
Nel 1989 e successivamente modificata nel 2001, viene presentata la classificazione Bethesda che tiene conto di tutti gli aspetti citologici, da quelli infiammatori e infettivi a quelli displastici e neoplastici.La classificazione Bethesda individua in dettaglio tutte le alterazioni citologiche potenzialmente riscontrabili in un Pap-test.
In questo articolo, riportando la classificazione Bethesda, si vuole offrire una possibilità di interpretazione di alcune sigle che le pazienti si ritrovano nelle risposte dei Pap-test (es: CIN, LSIL, HSIL, ASC, ASC-US ecc…con relativa traduzione).
La classificazione Bethesda
TIPO DI CAMPIONE: Specificare se pap test convenzionale, in fase liquida o altro |
||||||||
ADEGUATEZZA DEL CAMPIONE
|
||||||||
CATEGORIZZAZIONE GENERALE (opzionale)
|
||||||||
INTERPRETAZIONE DEL RISULTATO |
||||||||
|
||||||||
|
||||||||
Trichomonas vaginalis, Microorganismi fungini compatibili con il genere Candida, Flora batterica suggestiva per vaginosi batterica, Batteri morfologicamente compatibili con Actynomices, Modificazioni cellulari suggestive per Herpes simplex virus | ||||||||
|
||||||||
Cellule reattive associate ad infiammazione (inclusa la riparazione tipica), Terapia radiante, IUD, Cellule ghiandolari in paziente isterectomizzata, atrofia | ||||||||
Cellule endometriali in donne di 40 anni o > (specificare se negativo per lesioni squamose) |
||||||||
|
||||||||
CELLULE SQUAMOSE |
||||||||
Cellule squamose atipiche (ASC)Cellule squamose atipiche di significato indeterminato (ASC-US)
Cellule squamose atipiche che non possono escludere HSIL (ASC-H) Lesione intraepiteliale di basso grado (LSIL) comprendente HPV/displasia lieve, CIN1 Lesione intraepiteliale di alto grado (HSIL) comprendente displasia moderata e grave,carcinoma in situ, CIS, CIN2, CIN3 Con quadri sospetti per invasione Carcinoma squamoso |
||||||||
CELLULE GHIANDOLARI |
||||||||
Cellule ghiandolari atipiche (AGC) – specificando se endometriali, endocervicali, ghiandolari o non altrimenti specificate ( NOS: not otherwise specified)Cellule ghiandolari atipiche suggestive di neoplasia (AGC vs. neoplasia o favor neoplastic) – specificando se endocervicali, ghiandolari
Adenocarcinoma endocervicale in situ (AIS) Adenocarcinoma :endocervicale, endometriale, extrauterino o non altrimenti specificato (NOS) |
||||||||
|
||||||||
NOTE EDUCAZIONALI E SUGGERIMENTI (opzionale) |
La valutazione clinica della risposta di un Pap-test e’ compito esclusivo dello specialista ginecologo, ma si ritiene che sia un diritto della paziente comprendere almeno il significato di sigle e acronimi.
Particolare attenzione deve essere posta a fenomeni infettivi da HPV, Herpes, Chlamydia, Trichomonas ecc… Ulteriore e maggiore attenzione deve essere posta quando risultano positive alcune sigle o acronimi quali CIN, LSIL, HSIL, ASC, ASC-US, AGC, AIS… per le quali il ginecologo proporrà il trattamento piu’ opportuno.
Conclusioni
Negli ultimissimi anni sono stati commercializzati i vaccini per l’HPV. Essi sono stati proposti in gratuità alle bambine che hanno compiuto 12 anni e vengono raccomandati a tutte le donne fino ai 25 anni. Il vaccino per l’HPV si propone come il primo vaccino in grado di prevenire il cancro del collo dell’utero.
Tuttavia cio’ non deve far ritenere che il Pap-test sia divenuto inutile. Al contrario, esso rappresenta ancora di piu’ il primo passo verso la diagnosi di fenomeni infettivi o degenerativi del collo dell’utero.
Le linee guida raccomandano di eseguire nelle donne che iniziano l’attività sessuale un Pap-test ogni tre anni, dopo due Pap-test annuali negativi, salvo cambiamento di partner.
Personalmente ritengo che lanciare il messaggio di eseguire un Pap-test ogni anno contribuisca ancora di piu’ a ridurre l’incidenza del tumore del collo dell’utero.
Scritto il 27 ottobre, 2009